martedì 17 giugno 2014

Whales


Rocco Osgnach, Whales, RAUM Italic Verlag 2014 - copertina - © tutti i diritti riservati

Giona il profeta fu inghiottito da una balena, ma non fu poi un sacrificio. Ci rimase per tre giorni e ne venne fuori propriamente in grazia di dio. Da allora anche altre persone hanno soggiornato volentieri nel cetaceo. Tutte illustri. L'Astolfo di Ludovico Ariosto, il Pinocchio di Carlo Collodi, il Barone di Münchhausen di Rudolf Erich Raspe. La balena rappresenta, inoltre, un archetipo, ovvero una forma ricorrente carica di significato, che data la mole si direbbe alquanto vasto. Caos. Profondo inconscio. Madre e matrigna. Scomodiamo Gustav Jung. O forse no. Meglio andare sabato 21 giugno 2014 nello SPAZIO Corsivo a Berlino, dove dalle 18.00 avrà inizio una mostra che avrà le balene come protagoniste.
Whales è, infatti, il titolo della terza pubblicazione di RAUM Italic, ed è incentrato su di esse. In-centrato. Whales non ha un centro. In verità non ha neppure un testo. Ma racconta molto, e soprattutto fa immaginare. Brillantemente, per somiglianze. Ma andiamo per ordine. Iniziamo dalla copertina. Whales è un libro di cartone grigio, dalla forma allungata, da cui debordano 58 pagine bianche, legate con uno spago blu, nella maniera semplice della rilegatura giapponese. Si direbbe che l'autore, Rocco Osgnach, abbia dato al libro la forma di una balena, il che può divertire, dal momento che in questa forma-balena sono contenute altre forme-balena, che contengono a loro volta altre forme, che contengono concetti e via dicendo, in una sorta di matriosca bidimensionale. Divertente, perché la balena poi, non è da nessuna parte. Dappertutto (è) in nessun luogo. Affascinante, perché subito viene da pensare al frattale, che ripete la sua stessa forma costantemente uguale e diversa. Interessante perché non si può, detto questo, non scomodare Ludwig Wittgenstein, per il quale la somiglianza formale è più di un semplice accidente. Cogliere somiglianze è alla base e al culmine del processo di conoscenza, perché stabilisce ponti di connessione e svela complessità che non potrebbero essere meglio suggerite che dal sentire. Come lo chiamava lui: il vedere-cosa. E dunque, cosa vediamo osservando una balena? Quando il confine del corpo-balena si fa labile, è il via libera alla suggestione: vibrazioni scuotono la forma. La fondono con ciò che non è.
Le balene di Rocco Osgnach sono onde rilevate, impressioni di uno scanner, sciami di punti che si condensano e si dissolvono, e magistralmente disegnano, come gli storni nel cielo romano.
Se illustrare, dal latino illustris, vuol dire dare luce, Whales illumina sotto uno stesso raggio autori e pensieri diversi, senza per questo porsi al di sopra di alcuno. E' solamente dopo. After. E racconta come al seguito di ogni idea il punto di vista si arricchisca, cambi, si capovolga. E le parole (solo alcune per ogni pagina) diventano immagini. Quanto basta.
After Duglas Adams, dopo Joseph Kosuth. Una (qualsiasi) balena diventa un gioco. After Enzo Mari. Ma il gioco continua anche cancellando la forma. Erased Whales. After Erased De Kooning drawing. La melodia cambia, The whale's song, anche se il motivo ritorna. E ancora. Still life with whale. Dressed whales. Whales in street. L'ombra di una balena. La funzionalità, perfino.
Balena un dubbio: dilungarsi troppo.
E si potrebbe continuare. Sfogliando il libro. O di più, guardando anche le illustrazioni balene che non vi sono incluse e che saranno esposte durante la presentazione del libro, il prossimo sabato in RAUM Italic | SPAZIO Corsivo, Schliemannstr. 29, a Berlino.
In conclusione, vi aspettiamo.



Alcune illustrazioni da Whales, Rocco Osgnach per RAUM Italic Verlag, 2014 © tutti i diritti riservati

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