domenica 24 giugno 2012

Chi viene e chi va. Alcune domande a Francesca Protopapa e Satoe Tone

Due illustratrici molto diverse tra loro, ma qualcosa di grande le accomuna: partire. Dall'Italia alla Francia, dal Giappone all'Italia, illustrAzione racconta un pochino l'esperienza di una scelta oggi molto frequente e significativa.
Satoe Tone: nata in Giappone nel 1984, laureata in Graphic Design and Illustration presso l'università Seika di Kyoto, ha pubblicato il suo primo libro Questo posso farlo, con Kite Edizioni nel 2011 e di recente il suo secondo libro, Il mio migliore amico, Kite Edizioni 2012. Usa l'acrilico, ama dipingere grassi uccelli bianchi dalle guance rosse. Dal 2012 vive a Milano.

tutti riuscivano a volare. lui no (Satoe Tone, Questo posso farlo, Kite Edizioni 2011)

ha cercato di utilizzare una scala, ma ha scelto il ramo sbagliato (Satoe Tone, Questo posso farlo, Kite Edizioni 2011)

posso farvi io da casa, se volete (Satoe Tone, Questo posso farlo, Kite Edizioni 2011)

la neve gelerà (Satoe Tone, Questo posso farlo, Kite Edizioni 2011)
Francesca Protopapa aka Il pistrice: nata a Roma nel 1979, laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Roma Tre e in graphic design presso l'École Multimedia di Parigi. Ha pubblicato libri illustrati con diversi editori italiani e francesi. Usa tecniche miste e collage, ama dipingere figure di donna mutevoli ma dai tratti decisi e, sovente, in ogni forma, conigli. Dal 2006 vive a Parigi.

Il pistrice, Girlbox Lauren

Il pistrice, Girlbox Agathe

Il pistrice, Girlbox Anne

Il pistrice, 84
- Partendo da 3 motivazioni e 3 aspettative, come racconteresti la tua partenza verso la Francia/l'Italia?
Francesca: Quando ho deciso di partire per la Francia le motivazioni erano a portata di mano : la curiosità verso una cultura diversa, il desiderio di mettersi alla prova e di ritrovare la mia personale libertà in una città in cui avrei potuto fare a meno della macchina (ah ah ok, forse non era una motivazione principale quella della macchina, ma lo è diventata in seguito).  Sono una persona dalle forti ambizioni, ma anche qualcuno che sa partire dalla base, non ho grandi pretese, solo una forte tenacia. In ogni caso per ora è andato tutto più liscio del previsto. Avevo molte aspettative, ma principalmente cercavo di rendermi indipendente da un punto di vista economico, crescere professionalmente e trovare tempo, forza ed ispirazione per nuovi progetti creativi. 
Satoe: In Italia ho trovato l'occasione e la possibilità. Essere un'illustratrice è stato il mio sogno fin da quando ero piccola. Ma ora non uso più la parola “sogno”. Un sogno è qualcosa che puoi immaginare o sperare. Non voglio passare la mia vita solo sognando qualcosa. Vivo in un mondo reale. Il futuro è una conseguenza di quello che fai nel presente. Non posso decidere il futuro ma almeno posso provare ad indirizzarlo verso ciò che voglio. La mia vita non è un treno che ha una direzione già decisa e nemmeno una foglia che galleggia su un fiume. Volevo scegliere la mia strada, e sapevo chiaramente cosa volevo e cosa dovevo fare per seguirla. In Giappone non c'era opportunità per me, ma l'ho trovata qui in Italia. Ho trovato il posto per i miei lavori. Qui in Italia, le mie tavole non sono chiuse in una piccola scatola nella mia stanza. Hanno un posto fuori di essa, sono visibili. C'è possibilità per loro e dunque anche per me. Questa è la ragione per cui sono venuta qui.
- 3 importanti differenze dal punto di vista professionale tra il tuo paese e il paese dove vivi ora.
Francesca: La mia esperienza lavorativa in italia è lunga quanto gli anni universitari o poco più. Furono anni in cui m'impegnai in mille lavoretti, esperienze che si dirigevano in direzioni diverse in un momento della mia vita nel quale non avevo affatto chiaro quello che volessi fare : musei, biblioteche, scavi archeologici, animazione per ragazzi, librerie, molto tempo dedicato al volontariato (soprattutto in campo animalista), ma anche al disegno e alle prime esperienze di concorsi d'illustrazione e di grafica. La differenza sostanziale che sento è che superate le alpi, la parola italiana precarietà si trasforma nella francese dynamisme professionel. Il mercato del lavoro è grande e di sicuro c'è molta concorrenza nel mio campo, ma non è saturo, o almeno questa non è la mia sensazione. Ho sempre trovato un impiego con una discreta facilità, applicandomi certo, il lavoro non piove dal celo, ma qui il concetto di meritocrazia ritrova la sua forza. Senti davvero di essere selezionata perché hai il profilo migliore, nonostante il tuo spiccato accento italiano e senza raccomandazioni di sorta. Ma il punto è che ad un certo punto, e questa forse è la 3 differenza che sento come fondamentale, un lavoratore è libero di chiedersi: è questo lavoro che voglio fare? Ho raggiunto le mie aspettative? Posso trovare di meglio? Parlo della consapevolezza che il lavoro è tempo ed energia, e che la qualità della vita dipende anche da quello. Sapere che puoi lasciare il tuo lavoro per cercare di meglio e che lo stato francese ti coprirà le spalle durante i mesi di transizione, per me equivale ad una certa qualità della vita: la possibilità di cercare di migliorare se stessi e la propria condizione non restando incastrati in un presente che non ci piace. E questo vale anche per chi vuole rivoluzionare il suo percosso professionale, passare ad un campo di lavoro completamente diverso. Qui ho visto corsi di formazione del comune (gratuiti) frequentati da cinquantenni ingegneri che sognavano di aprire attività di ristorazione o altro ancora. Questo non perché nella vita il cambiamento sia fondamentale per la qualità della vita, ma perché per me lo è la possibilità di farlo.  Aggiungo una quarta differenza. Quando inizi a lavorare qui, a 25 anni, non ti prendono come un ragazzino, un apprendista, uno che non conta. Sei preso in considerazione come professionista, qualunque sia il tuo lavoro: cuoco, architetto, grafico, artista. Si ho detto artista, perché qui quando dici che sei un'artista non ti chiedo sospetti quale altro lavoro tu faccia, ma in che galleria esponi o se pubblichi dei libri! 
Satoe: 1- Riguardo i libri per bambini, in Giappone le storie sono ridotte a qualcosa di schematico, come uno sviluppo che vada da 1 a 10. Io credo che la storia abbia uno sviluppo più logico paragonata all'italia. Qui in Italia mi sento più libera, più poetica. A volte, la storia non ha una storia, nel senso che abbiamo bisogno di immaginare qualcosa oltre la storia. 2- Lo stile dei libri per bambini giapponesi è come le caramelle. Edulcorato e con nulla di “cattivo”. In Giappone, i libri per bambini sono per bambini. Lo stile nelle illustrazioni è molto “carino” per i bambini, ma non per gli adulti, anche se gli adulti potrebbero apprezzare la storia. In Italia lo stile è invece come un caffè con un po' di cioccolato. Dolce ma anche amaro. In Italia si può dire che i libri per bambini siano anche per grandi. Gli adulti possono apprezzarne le illustrazioni. Il modo di dipingere è più artistico, ai bambini potrebbe non piacere, ma gli adulti possono ammirarlo (nel punto 2 ovviamente non mi riferisco alla completa totalità degli illustrati giapponesi, in ogni posto ci sono diversi stili, è solo un'impressione generale). 3- Il linguaggio, la cultura, l'aspetto fisico sono completamente differenti. E fanno apparire ogni cosa diversamente.. Ovviamente ogni cosa è diversa, ma in fondo in fondo io proprio non riesco a cogliere la differenza. Come uova con gusci decorati in modi diversi. Fuori sono completamente diverse ma dentro sono uguali. Dopo tutto siamo tutti esseri umani. Sopraggiungono sempre prima i pregiudizi, ma se guardi il mondo accuratamente... ti liberi dei pregiudizi. Qualcosa ci accomuna.
- Quanto il paese in cui vivi hai influenzato il tuo stile espressivo per caratteristiche locali o tendenze predominanti dell'illustrazione?
Francesca: Decisamente si, ma nei miei progetti personali il mio stile espressivo è legato all'istinto, a ciò' che ho di più profondo. Non sono un'illustratrice dalle tecniche raffinate, ma piuttosto qualcuno che vuole trasmettere delle sensazioni, la forza dei suoi personaggi attraverso i loro sguardi. Non saprei dire in cosa mi ha influenzato questo paese, sono così tante le fonti d'ispirazione che si hanno a disposizione. Va detto anche che sono affamata d'immagini sul web e mi nutro continuamente d'informazioni e photo che veicola internet. Diciamo che per quello che sento, Parigi mi ha fatto sentire libera di allargare i miei orizzonti e di lasciare che la mia ispirazione si alimenti di fonti diverse nell'arte come nell'illustrazione.  Non conosco persone che abbiano seguito scuole professionali d'illustrazione in Francia, non saprei dire se hanno un'impronta comune dal punto di vista tecnico o immaginifico, ma se posso dire la mia, credo che in Italia questa tendenza ci sia. Malgrado l'altissima qualità degli illustratori italiani, li vediamo vincere concorsi europei ed imporsi con case editrici straniere, trovo che tra gli emergenti ce ne siano troppi che si assomigliano in modo quasi imbarazzante. 
Satoe: Oggi possiamo vedere ogni cosa su internet... o in qualsiasi modo. Se non fosse stato così, le differenze sarebbero state ovvie come in passato. Ma io non vedo così grandi differenze. In effetti, credo di essere influenzata da molte cose, non solo giapponesi. Non so dire se questo sia positivo o negativo. Comunque, sono sempre stata interessata all'uso dei pigmenti minerali nella pittura giapponese. Sono materie molto belle e molto sensibili. Mi piace molto la sensibilità. Fragile e forte. pungente e tenera... Non ho ancora trovato il modo di combinare del tutto i miei lavori con l'acrilico e i pigmenti minerali, ma lo troverò.

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