lunedì 19 marzo 2012



Nell'ambito di IllustrAzione... Simone Rea ha presentato i lavori relativi alla sua ultima pubblicazione: El actor (A buen paso, Madrid 2011). Il libro, scritto da Uday Prakash, narra la storia di un giovane attore indiano, che pur nelle difficoltà di una vistosa disabilità riesce ad incantare le folle trasformandosi in mille personaggi diversi. Il suo piede è deforme, ma la deformazione non è necessariamente uno svantaggio. Il volto di Fakir Mohan (è questo il nome dell'attore indiano) infatti, muta con facilità creando animali diversi, dipingendosi di emozione. E il mutare di un viso contagia gli astanti, e i volti di ognuno si fanno stupiti, felici.
La storia di un cambiamento, di una forte energia che ha ragione di essere perché si irradi dalla scena (del teatro, della pagina).
La forza del rosso e delle sue sfumature, di un arancio letteralmente acceso, l'incisività del nero si stagliano nel bianco dell'immagine, coinvolgendoci nel forte gioco cromatico per poi svanire delicatamente, come foglie soffiate dal vento, come palloncini nel cielo, quando lo spettacolo si arresta. Senza tristezza, naturalmente.



L'esposizione ha visto inoltre protagoniste due tavole tratte dalle illustrazioni delle favole di Esopo (L'asino e il mulo e Il cane e la conchiglia)
e due tavole ancora inedite (Scimmie dallo spazio), in cui ancora una volta (è questa una costante nell'arte di Rea) sono gli animali a farla da padroni.



La poesia di un asino che guarda la luna, l'avventatezza di un cane e il suo pentirsi, la capacità di cogliere i dettagli, di meravigliarsi anche se si è una scimmia. Se, infatti, è comune nelle favole l'antropomorfizzazione degli animali, l'assurdità delle peculiarità umane attribuite a rane, topi, galline, le figure di Simone Rea sembrano suggerire anche (viceversa) quanto il mondo animale possa ancora insegnarci; quanto avvicinarsi alla natura possa oggi più che mai esser d'esempio. E in quest'attualità le forme compiute, i cerchi e delicate velature di colore di Simone Rea si sposano perfettamente con le più classiche delle favole, e con esse non smettono mai di dire ciò che hanno da dire.

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