lunedì 19 marzo 2012

musica silenziosa. daniela tieni


Colori che si addensano, ma restano leggeri. Superfici quasi concrete nella loro rarefazione. Forme che si mescolano, corpi che emergono e scompaiono in un atmosfera labile.
É l'opera di Daniela Tieni Scenario da osservare attentamente, che non si coglie mai del tutto, perché non è possibile esserne del tutto fuori.
Guardando bene infatti, quell'immagine, quel sentire, è dentro di noi. La tristezza, la gioia, la paura, il coraggio (di desiderare) è parte di noi, che ci sentiamo così illustrati dall'immagine.
Illustrare (dal latino illústris: che dà luce) è in un certo senso rischiarare, far emergere qualcosa che è solitamente nascosto. Dietro le quinte.
É così che l'insolito, il profondo si mette in scena, agisce, ed è agito dall'osservatore.
Ma non si da del tutto. L'atmosfera è infatti sospesa (queste le parole di Davide Calì), è un'attesa incessante, beckettiana, quotidiano teatro.
Nell'attesa lo scorrere del tempo si fonde nell'immagine, ne sbiadisce i colori. Il suo ritmo si insinua a determinarne le forme, l'equilibrio delle masse e dei toni cromatici in una visione d'insieme che è musica silenziosa, colonna sonora sussurrata del tempo attuale che si incomincia a sentire, se solo ci si sofferma a vedere.
Qualcosa, oltre un primo sguardo, resta, perché sia colta, tra le righe.
O dalle righe del libro il significato si estende nella pagina cedendo alle forma il suo contenuto.
Confesso che ho desiderato
Le immagini ri-velano nelle tinte velate un desiderio (Per sempre). La sua preziosità emerge con sofferenza, dolce, piano: confessare d'aver desiderato è trasformazione di un desiderio in qualcosa di espresso, realizzato. É il proprio io accettato, compiuto.
Una donna ritrova la sua essenza nel segreto della vita, di un piccolo essere che venendo al mondo tinge di nuovo l'attesa, cambia ogni cosa (Sogno).




Lo sguardo cambia: immutata la finestra (Aprile), il panorama è nuovo.
I piccoli arti, i piccoli occhi possono così finalmente avvicinarsi al mondo, conciliare l'immenso fuori con l'ingombrante dentro. E il tratto, già sottile, fa per scomparire, in una incisività tagliente, che nel sottrarlo non fa che affermare. Come le espressioni, i gesti struggenti. Come ogni dettaglio, (tagliente, appunto, anch'esso) pungente come un ago (A casa) di cui Daniela Tieni rende, con leggerezza, tutto il peso.

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